Daniel Craig sarà James Bond per il nuovo film previsto nel 2019

Daniel Craig tornerà a vestire lo smoking di James Bond. L’attore inglese ha confermato che interpreterà di nuovo l’agente segreto più famoso del cinema durante la sua apparizione nel The Late Show With Stephen Colbert del 15 agosto. La conferma è arrivata dopo che Stephen Colbert ha ricordato all’attore la sua dichiarazione di qualche mese fa, nella quale annunciava di non avere intenzione di tornare a recitare nei Bond movies. “Era due giorni dopo la fine delle riprese di Spectre, ha risposto Craig, ero ancora esausto per la stanchezza e invece di dire qualcosa di vago e grazioso ho detto qualcosa di stupido”. Ha però assicurato che il prossimo sarà davvero l’ultimo film su 007 da lui interpretato: “Voglio finire alla grande, non vedo l’ora”. Il 25mo film della saga più longeva della storia del cinema è previsto in uscita a novembre del 2019. L’attore ha però deciso di richiedere un maggior utilizzo delle controfigure per realizzare le sequenze d’azione, come desiderato anche dalla moglie Rachel Weisz.

Secondo quanto riporta il quotidiano Mirror l’interprete di James Bond starebbe ancora sopportando le conseguenze della realizzazione del precedente lungometraggio: “Rachel non lo vuole vedere di nuovo in agonia. Nessuno dei suoi dolori e fastidi fisici se ne è andato completamente. Sono arrivati ad un accordo, duramente si impegnerà sul set ma nelle scene più pericolose si tirerà un po’ indietro questa volta”. Craig aveva ammesso: “Mi sono infortunato al ginocchio e mi hanno dovuto operare. Mi hanno dovuto ricostruire la spalla destra, l’altro ginocchio ha richiesto un intervento chirurgico e mi sono fatto male al pollice”. La Weisz, in passato, aveva sottolineato: “Non ho sposato James Bond. 007 non si sposa. Ho visto l’agente andare al letto con delle ragazze senza sposarle. Daniel è un attore molto bravo e pieno di talento. Nella realtà apprezziamo la vita normale”.

Nicola Massaro

Elena Puliga inaugura a Porto Torres “Musica & Natura 2017”

Nella suggestiva e straordinaria ribalta dell’altare maggiore nella basilica dei Santi Martiri Turritani a Porto Torres (Sassari), la giovanissima organista turritana Elena Puliga ha inaugurato nella serata del 25 luglio i concerti sinfonici inseriti nel palinsesto della dodicesima edizione della rassegna musicale “Musica & Natura”.  Il consueto campus estivo di seminari musicali e concerti, organizzato dall’Associazione Musicando Insieme, richiama sin dal 1990 stagisti, studenti e docenti da vari luoghi della penisola e da diverse località internazionali. Sono oltre cento i  ragazzi provenienti quest’anno dalla Sardegna e da altre regioni italiane con un esponente di origini coreane. Molti i musicisti di caratura mondiale  impegnati nelle masterclass che in questa edizione saranno tenute per la prima volta nel Palazzo del Marchese, sede istituzionale del Comune, dedicata negli ultimi anni ad ospitare iniziative ad alto valore storico e culturale. Saranno quattordici i concerti che si terranno nella Basilica di San Gavino mentre il prologo con una prova a quattro mani dei painisti Olesya Romanko e Roberto Piana si è tenuto lo scorso 21 luglio nel chiostro di san Francesco ad Alghero.  L’esordio turritano si è avviato in una straordinaria atmosfera di attesa con una dedica particolare alla memoria di don Antonio Sanna, scomparso lo scorso 18 dicembre 2016.  Antonio Sanna, sacerdote, musicista, compositore autodidatta, è stato il  fondatore dei due principali cori polifonici turritani che in oltre 40 anni di attività, hanno rappresentato la polifonia sarda in tutto il mondo. La scelta di affidare al giovanissimo talento, l’esibizione solista all’organo, non è stata casuale, proprio per il forte legame tra il Maestro e l’allieva prediletta, pronta nel cogliere e maturare le competenze musicali, espresse nel concerto con una conduzione autorevole e convincente. Nata nel 1996 a Sassari, Elena Puliga è avviata prestissimo, all’età di quattro anni, allo studio della musica nel corso propedeutico della Scuola Civica di Musica “Fabrizio De Andrè” di Porto Torres. A sei anni entra nel gruppo corale dei Piccoli Cantori della Resurrezione diretti dal già citato Antonio Sanna che l’ha sempre incoraggiata e stimolata in tutto il suo percorso. A nove anni inizia lo studio del pianoforte sotto la guida del giovane pianista, già affermato Maestro, Michele Nurchis. A dodici entra al Conservatorio “Luigi Canepa” di Sassari nella classe di pianoforte del Maestro Maurizio Paciariello, nel 2012 avvia lo studio dell’organo sotto la guida dei maestri Emanuele Vianelli (puntuale nel sostenerla al cambio degli spartiti, durante il concerto) e Adriano Falcioni. Corista nel coro dei Cantori della Resurrezione di Porto Torres diretti dal Maestro Antonio Sanna, ha frequentato diversi corsi di perfezionamento pianistico con i maestri Bruno Canino, Antonio Ballista, Roberto Piana, Angela Oliviero, e corsi di interpretazione e perfezionamento organistico con i Maestri Enrico Viccardi, Emanuele Vianelli, Klemens Schnorr, Alfonso Fedi, Gerhard Gnann e Daniel Zaretsky. Vanta una partecipazione nell’ambito del Festival del Mediterraneo 2017 alla XVII Rassegna Internazionale Organistica fra i giovani talenti.

L’interpretazione di sei autori classici (Antonio de Cabezòn – Dietrich Buxtehude – Johann Sebastian Bach – Cèsar Franck – Marco Enrico Bossi – Alexandre Guilmant ) ha consumato una prestazione elevatissima che ha ammaliato il numeroso pubblico in una autentica rapsodia. Fughe e sonate eccellenti che hanno evidenziato torsioni fisiche importanti nel dominio dello splendido strumento con una eleganza nei gesti da veterana concertista. Le notevoli estensioni alla tastiera con i cambi appropriati nei registri alle serie delle canne dell’organo, hanno fatto il resto. Per una luna e meritata ovazione finale.

L’epilogo dell’edizione 2017, sarà nel Concerto di Ferragosto con l’Ars Musicandi Ensemble, nella direzione della Maestra Elisabetta Maschio. Da ricordare uno speciale appuntamento in chiave Jazz con il duo Gavino Murgia al sax ed Enrico Intra al piano il 12 agosto.

La manifestazione è promossa dall’Associazione “Musicando Insieme” e patrocinata dalla Regione Sardegna, dai Comuni di Porto Torres e Alghero, dalla Parrocchia Santi Martiri Turritani, dalla Fondazione Meta e dal centro artistico culturale Il Chiostro.

Luigi Coppola

 

Tammorre al Bosco

Giovedì 27 si è tenuto, sul Belvedere del Real Bosco di Capodimonte, il concerto del Trio Tarantae e lezione di danze popolari, per tutti, con Raffaella Vacca. L’appuntamento, che ha avuto per scopo precipuo la conoscenza, divulgazione e partecipazione attiva al patrimonio musicale popolare, conclude il ciclo di due incontri voluto e curato dalla cantante Aurora Giglio  e dall’associazione MusiCapodimonte da lei presieduta.

 “Despacito” è il brano più ascoltato in streaming di tutti i tempi

Anche il 2017 non sfugge alla regola del tormentone che, puntuale, invade radio e tv del Paese.  C’è chi dice di odiarla, ma come tutti i tormentoni non si finisce mai di cantarla, e di suonarla. È “Despacito”, la canzone di Luis Fonsi e Daddy Yankee, incoronata oggi brano più ascoltato di sempre sulle piattaforme di streaming, come YouTube e Spotify. Sulla traccia è stato cliccato il tasto “play” 4,6 miliardi di volte.  Polverizzato il precedente record che apparteneva a Justin Bieber e al suo singolo “Sorry” del 2015, rimasto, si fa per dire, a 4,38 miliardi di riproduzioni. Al terzo posto c’è Ed Sheeran, con “Shape of you”, ascoltata 4,07 miliardi di volte. Ad annunciarlo è stata la Universal Music Latin Entertainment, decisamente orgogliosa dell’affermazione internazionale di un brano in spagnolo.

“Despacito” ha raggiunto la vetta della classifica di 45 paesi, incluso il Regno Unito dove mai, prima ad ora, una canzone in questa lingua aveva registrato un tale successo. Non solo: questa è anche la terza canzone in spagnolo a scalare fino alla posizione numero 1 la Billboard Hot 100 americana, dopo “La bamba” e “La Macarena”.

“Ciò che è successo con “Despacito” è davvero stupefacente”, ha commentato Luis Fonsi, che, almeno quest’estate, a 39 anni, ha rubato al compatriota Ricky Martin il titolo di cantante portoricano più amato al mondo. Un fenomeno nato a gennaio ed esploso in fretta negli ultimi mesi grazie, anche a Justin Bieber, che ha realizzato una versione remixata di “Despacito”, sempre al fianco di Daddy Yankee e Luis Fonsi. Il cantante ha così dichiarato: “Vengo da Puerto Rico e vivo a Miami. Viviamo in un momento in cui si vuole dividere la gente costruendo muri. Essere riuscito, con una canzone a mettere insieme persone e culture, è ciò che mi rende orgoglioso”. “Lo streaming è un connettore per il pubblico di tutto il mondo ed ha aiutato la mia musica a raggiungere ogni angolo del pianeta. E’ veramente un onore sapere che Despacito è ora la canzone più  ascoltata in streaming della storia”, ha commentato Fonsi.

Nicola Massaro

A Napoli è di scena “La Certezza e il Dubbio”

Napoli e Chicago si incontreranno martedì 25 luglio, alle 20, sul palcoscenico partenopeo del teatro Tram di via Port’Alba, 30, attraverso la creatività di Ginny Syker e di Teresa Mangiacapra, nell’ambito della II edizione dell’Art Performing Festival ideato e diretto da Gianni Nappa, con “La Certezza e il Dubbio”, trittico teatrale diviso ne “L’iniziazione”, “Maddalena, pescatrice di anime” e “L’incontro”, imperniato sulla ricerca dell’armonizzazione definitiva tra natura maschile e natura femminile per mezzo della metabolizzazione  della storia, delle sue ingenuità e dei suoi errori.

Con le autrici, Clara ed Anna Bocchino, Teresa Raiano e Luigi Montefoschi. Musiche originali di Victor Sanders, cantate da Layne Jackson e la collaborazione di Silvana Campese, Fausta Base, “Fiorillo Arte” e l’associazione culturale “Le Tre Ghinee/Namesiache”.

Un addio partecipato a Paolo Villaggio, il mite Fantozzi,

Omaggio della politica e dello spettacolo per la scomparsa del grande attore Paolo Villaggio.

“Addio a #PaoloVillaggio e ai suoi personaggi, maschere amare di un certo costume italiano entrato nel nostro lessico e nella nostra memoria” ha scritto su Twitter la Presidente della Camera Laura Boldrini, mentre il presidente del Senato Pietro Grasso, sempre sul social, ricorda: “#PaoloVillaggio ci ha fatto ridere del peggio di noi stessi, smascherandolo e trasformando in comico il lato ‘tragico’ della vita”. Aveva 84 anni. Nato a Genova il 30 dicembre del 1932 è stato interprete televisivo e cinematografico di personaggi legati a una comicità paradossale e grottesca, come il professor Kranz, il timido Giandomenico Fracchia e il ragionier Ugo Fantozzi. L’Italia piange tutti i personaggi da lui interpretati magistralmente, ma soprattutto il ragionier Ugo Fantozzi uscito prima dalla sua penna e poi come trasposizione cinematografica. Ma Villaggio è stato anche l’interprete scelto da Federico Fellini, Marco Ferreri, Lina Wertmüller, Ermanno Olmi e Mario Monicelli. Nel 1992, in occasione della 49 Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera ed il Pardo d’onore alla carriera a Locarno. Fratello gemello di Piero Villaggio, morto nel 2014, nasce a Genova dal padre, un ingegnere edile palermitano e la madre, insegnante veneziana di lingua tedesca. Dopo gli studi ha diverse esperienze lavorative: da cameriere a speaker della BBC a Londra, fino a diventare cabarettista e intrattenitore sulle navi della Costa Crociere, insieme con l’amico Fabrizio De André. Era stato profetico e rivelatore, Villaggio, nel corredare idealmente ciascuno di noi di una sfigatissima nuvoletta, di congiuntivi improbabili e obblighi succubi, vergognosi e sempre più alienanti, nel parlare di posto fisso con toni apocalittici e mai buonisti. Ci lascia in eredità un cinismo prezioso, che sapeva farsi sguardo sul mondo e chiave di lettura illuminante, senza tramutarsi in astio bilioso né tantomeno in ironia ammiccante e a buon mercato, facilona e dunque puntualmente innocua. Una lezione più che mai fondamentale, specie di questi tempi. Tra i registi che hanno lavorato con lui c’è stato Carlo Vanzina, che ha conosciuto Villaggio quando era assistente alla regia di Monicelli sul set Brancaleone alle crociate, poi per il film con il padre Steno (Dottor Jekyll e gentile signora) e lo ha diretto in due titoli (Io no spik english e Banzai). “Era un uomo intelligentissimo, con la maschera Fantozzi ha raccontato la frustrazione ma anche la goliardia dell’ambiente dei colletti bianchi. Posso dire che era l’uomo più divertente che abbia mai conosciuto e con questo lavoro di persone divertenti ne ho conosciute parecchie”.

Nicola Massaro

La profezia musicale dei Kraftwerk, inventori del pop elettronico

Sono tra i gruppi di musica pop più influenti della storia, anche se quasi nessuno li conosce, i Kraftwerk, tedeschi doc, a loro è attribuita l’invenzione del pop elettronico. Pionieri del genere, hanno incominciato ad usare strumenti elettronici, da loro stessi realizzati, alla fine degli anni Sessanta. E mentre la storia, in quella fine di decennio, ancora impregnato di controcultura, era ancora ispirata dalle utopie sessantottine, i quattro pionieri dell’elettronica di Dusseldorf, con visionarietà estrema e predisposizione alla profezia, descrivevano un futuro che è il nostro presente.

Si sono sempre fatti chiamare Kraftwerk, gli “uomini macchina” ed a loro si sono ispirati artisti del calibro di David Bowie, Iggy Pop, U2, Coldplay, ognuno dei quali ha dedicato loro dei brani, ma anche Michael Jackson, Depeche Mode, Daft Punk, fino alla insospettabile Madonna.

Tuttavia è più interessante seguire come i Kraftwerk abbiano sviluppato l’intuizione di un’integrazione tra l’uomo e la macchina, tale da condurre ad un processo di alienazione inquietante ed affascinante. Nella Dusseldorf a cavallo tra Sessanta e Settanta, nell’artisticamente fecondo clima della guerra fredda nella Germania divisa, i Kraftwerk sconvolsero il mondo con i loro primi 2 album che parlavano di alienazione in un mondo dominato dalle macchine. Nel 1978 si presentarono, anzi non si presentarono, ad una conferenza stampa per il lancio del loro nuovo cd, facendosi sostituire da dei robot, ancora rozzi nelle finiture ma perfettamente identici nell’aspetto e nell’espressività ai quattro musicisti.

Il mondo dei Kraftwerk è così, completamente spersonalizzato e venato di ironia, molto simile a quello tratteggiato da Andy Wharol e dalla sua tecnica di riproduzione meccanica delle opere d’arte.

Lo scorso anno il Moma di New York ha deciso, per la prima volta nella storia, di dedicare ai vati della musica elettronica una retrospettiva di 7 serate, con 7 spettacoli 3D, uno per ogni cd della band, in cui l’uomo macchina profetizzato Quaranta anni fa  è stato definitivamente consacrato come emblema di uno status quo che spaventa e che è diventato reale.

Andare ad un loro concerto, ancora oggi vuol dire vedere esibirsi dei robot e non degli uomini, sotto un bombardamento tridimensionale di numeri e algoritmi su enormi maxischermi. Le braccia meccaniche dei sostituti dei Kraftwerk on stage, gli occhi fissi e la glacialità della loro musica ripetitiva e sottilmente angosciante, forniscono una sintesi perfetta dell’apocalittico archetipo del post-umano, che se nel 1970 poteva apparire in linea con la perdita di identità della Germania divisa, oggi è quanto mai atteggiamento globalizzato, quasi a precisare che il mondo attuale non ha più bisogno dell’uomo che lo ha reso autosufficiente con la sua stessa produzione; basti pensare alle stampanti 3D che possono realizzare protesi umanoidi bioniche per quasi ogni parte del corpo.

Il mondo dei Kraftwerk è fatto da ex divinità in esilio, gli esseri umani, sostituite dalle loro stesse creature, le macchine, che si divertono, fanno musica, lavorano..tutto esattamente come i creatori, ma senza essere umani del tutto: metà essere e metà macchina, come i Kraftwerk stessi.

Rossella Marchese

Teatro TRAM: presentato il nuovo cartellone

La sala di via Port’Alba proporrà anche una serie di eventi e avvierà una scuola di recitazione.

Presentato alla stampa il cartellone della seconda stagione del TRAM (TeatroRicercaArteMusica), la sala posizionata in Via Port’Alba, nel cuore del centro storico napoletano, da sempre considerata un simbolo della cultura della città.

Per il 2017/2018 la tag line sarà “Il teatro ti trasporta”. È quello che il TRAM ha cercato di fare fin dalla sua recente apertura, sei mesi fa: offrire al pubblico spettacoli emozionanti, coinvolgenti, sorprendenti, che trasportino gli spettatori nella dimensione dell’evento unico e irripetibile; spettacoli che appartengano al teatro indipendente, creati da compagnie giovani che non abbiano paura di osare e di sperimentare.

Oltre alle rappresentazioni teatrali, il TRAM proporrà anche una serie di eventi, concerti, appuntamenti, seminari, reading, festival, rassegne.

Quest’anno il cartellone sarà articolato in due linee: la Linea Rossa, che sarà dedicata agli spettacoli in abbonamento e proporrà rappresentazioni selezionate tra le migliori proposte delle compagnie italiane e napoletane, al loro debutto assoluto o alla loro prima volta a Napoli; la Linea Blu, che sarà invece orientata sul territorio regionale e cittadino, proponendo una scelta tra gli spettacoli napoletani più interessanti e innovativi.

Tra gli eventi in programma “I corti della formica”, Festival di corti teatrali XII edizione che si svolgerà dal 17 al 22 ottobre, per la direzione artistica di Gianmarco Cesario.

Prevista anche la rassegna letteraria “Trame al Tram”, ideata e condotta dal giornalista Antonio Mocciola, e che vedrà alternarsi in palcoscenico autori teatrali e scrittori di narrativa che presenteranno al pubblico i loro nuovi lavori con la coinvolgente formula del reading.

A partire da ottobre, il TRAM attiverà una scuola di teatro per formare gli attori del futuro, un progetto ampio e articolato, multidisciplinare, con docenti esperti, ma saranno avviati anche laboratori di teatro, destinati alle diverse fasce d’età, per chi intenda avvicinarsi all’arte teatrale come attività ricreativa o formativa.

Domenico Raio

Momento d’oro per Aurora Giglio

Momento professionale aureo per Aurora Giglio, “la prima donna della posteggia”, come amò definirla quel riconosciuto esperto della tradizione musicale napoletana che è Pietro Gargano.

Presidente dell’associazione “MusiCapodimonte”, istituzione di riferimento per la musica tradizionale  del Museo e Real Bosco di Capodimonte, la brava cantante, epigona di quegli antichi musicisti girovaghi che ebbero tra le loro fila eminenti figure come Enrico Caruso ed Eduardo Di Capua, dopo aver già organizzato il clamoroso evento spettacolare legato all’inaugurazione dell’attuale mostra napoletana di opere di Pablo Picasso e la rassegna di artisti “Napoli Street Parade” a regolare ornamento della stessa esposizione, inaugurerà oggi, alle 16,30, nella chiesa di San Severo al Pendino, con un suo concerto, la rassegna musicale a precipuo beneficio dei turisti, organizzata dal Comune di Napoli, “Music City Hall”.

In più, giovedì prossimo, con il collaudatissimo Vittorio Cataldi, la si potrà pure applaudire nel salone del Circolo Nautico Posillipo, lì ad impreziosire la conferenza dell’esperto Teodoro Cicala, “’E prufessure ’e concertino”, organizzata da “Lions Club Napoli Castel Sant’Elmo” e “Lions Club Napoli Partenope-Palazzo Reale”.

Rosario Ruggiero

Ferzan Ozpetek sceglie Napoli per il suo nuovo film “Napoli velata”

Sono cominciate, com’era previsto e annunciato, le riprese del film “Napoli velata” che Ferzan Ozpetek ha deciso di girare interamente a Napoli. Sette le settimane di riprese nei luoghi suggestivi e meno noti della Napoli più misteriosa, sensuale, affascinante, sospesa tra magia e superstizione, follia e razionalità. In una Napoli suggestiva e magica, un mistero avvolge l’esistenza di Adriana, interpretata dalla straordinaria Giovanna Mezzogiorno, travolta da un amore improvviso e un delitto violento. “Racconto i segreti di una città che conosce oro e polvere, una città pagana e sacra allo stesso tempo – dice il regista – e dentro alla cornice del thriller esplode una potente storia d’amore”. Un cast eccezionale: accanto a Giovanna Mezzogiorno e Alessandro Borghi, figurano Anna Bonaiuto, Isabella Ferrari, Lina Sastri, Peppe Barra, Luisa Ranieri, Biagio Forestieri e Maria Pia Calzone. “Napoli Velata”, con la sceneggiatura firmata dal regista insieme a Gianni Romoli e Valia Santella, è prodotto da Tilde Corsi e Gianni Romoli per R&C Produzioni con Warner Bros. Entertainment Italia e Faros Film. Il film sarà distribuito da Warner Bros. Pictures dal 1° gennaio 2018. Il set resterà in città fino a luglio e sarà dislocato in diverse zone della città partenopea. Si sa per certo, però, che alcune scene saranno ambientate al Museo Archeologico, come Ozpetek stesso ha avuto modo di rivelare. Il regista turco-italiano ha confessato di essere infastidito dal racconto superficiale che in molti casi i media nazionali fanno della città di Napoli. “Il mio sentimento è in aumento, quella con Napoli è una storia d’amore in crescita e mi dispiace si racconti di una città pericolosa, che invece non è più rischiosa di tante altre metropoli. Il mio primo incontro con Napoli avvenne tramite un amico designer di talento e di una signora, deliziosa ospite, il cui nome, Flora, la collegava, nella mia mente, al personaggio della Traviata. Ho iniziato ad amare Napoli apprendendone la storia e sono stato rapito da questa città”. Queste le parole del regista.
Nicola Massaro

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