I Guns’n’Roses tornano insieme dopo 23 anni

A giugno la data italiana del tour europeo

Sarebbe proprio il caso di dire “Appetite for reunion”, parafrasando il titolo di un famoso album della band losangelina “Appetite for destruction” ed in effetti, quello che è successo il 17 aprile dello scorso anno sul palco del Coachella Festival ha dello storico. La reunion più attesa del secolo si è finalmente compiuta. Axl Rose, Slash e Duff McKagan, i tre membri storici della line up originale dei Guns’n’Roses, hanno sepolto l’ascia di guerra e sono tornati insieme a suonare, e non solo per un singolo evento.

Dopo il Coachella la band ha annunciato un tour mondiale dal titolo evocativo e certamente autoironico: “Not in this lifetime tour” che, iniziato lo scorso settembre in Nord America, è già record di incassi e sold out in tutte le date.

Dopo l’Asia e il Sud America, toccate nei primi mesi del 2017, i Guns’n’Roses arriveranno in Europa tra primavera ed estate, e faranno anche tappa in Italia per un unica data all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola, il prossimo 10 giugno. Ovviamente, biglietti esauriti da tempo.

La guerra dei Roses è durata decenni, di inimicizie, cause legali, minacce e una serie di line up cambiate in maniera incessante dal 2000 ad oggi ad opera di Axl Rose, frontman della band, nonché legale proprietario del nome Guns’n’Roses. E tuttavia, nonostante tutti questi attriti, la richiesta per la reunion più attesa di sempre non si è mai smorzata tra i fan.

In effetti, Axl Rose non è riuscito, malgrado gli eccessi e il temperamento eccessivo, a creare problemi al nome della band al punto di perdere ogni attrattiva; tutt’altro, i Guns rimangono una delle band più grandi di tutti i tempi, macinatrice di record, dai video più costosi agli album più venduti e, adesso, ai biglietti staccati.

Oltre 1 milione di biglietti solo per il tour nordamericano, per un ricavo di 100 milioni di dollari: come ai tempi d’oro i Guns’n’Roses sono una macchina per fare soldi e successo e, magari, anche buona musica rock.

Rossella Marchese

Francesca da Rimini di Petito nella messa in scena di A Ruota libera

Il 10 maggio nel teatro della sala Pomella in via Adriano a Napoli la compagnia teatrale ‘A Ruota libera’ ha presentato “Francesca da Rimini” di Antonio Petito. Impegnati già da molti anni nel sociale per lavoro e nella recitazione gli interpreti hanno riletto la nota commedia teatrale attraverso la regia di Salvatore Sannino.

Scegliendo questo testo hanno sfidato ancora una volta il pessimismo e l’apatia che come “un’influenza” sembrano aver contagiato “questi migliori anni della nostra vita” con i suoi paradossi, sconvolgendo i fatti narrati con ironia, capaci di scatenare risate immediate. La battuta diventa testo, gli attori, travestiti da pubblico diventano spettatori.

Quale luogo migliore del teatrino del distretto 26 del Dipartimento di salute mentale? La scelta non è avvenuta a caso, così come la messa a disposizione della sala per gentile concessione delle Dirigenze. Risate, sorrisi, medicina efficace unita all’impegno e professionalità.

Allora perché non dare merito alla musica ed agli interpreti tutti? Alla voce di Gaetano Lieto, alla mimica di Assia, Salvatore e Lella De Luise, a Enzo Cristarelli, Marco Troiano, Vincenzo Merolla ed a Francesca Perrini, che oltre la recitazione ha curato scene e trucco.

… in fondo c’è chi per troppa serietà ha dimenticato la leggerezza e chi, per troppa leggerezza ha dimenticato la serietà.

Maria J. Grimaldi

Coachella Valley Music and Arts Festival, mito e storia dell’evento cult di primavera

È il 1999 quando nella città di Indio, in California, apre per la prima volta un festival destinato a fare la storia: il Coachella Valley Music and Arts Festival.

La location è davvero particolare: a due ore di macchina da Los Angeles, letteralmente in mezzo al deserto. Eppure, con il passare degli anni Coachella ha preso forma diventando un appuntamento internazionale, tappa a cui tutti gli artisti ambiscono partecipare, e meta di “pellegrinaggio” per gli appassionati di musica rock e giù di lì.

E pensare che la prima volta che la città di Indio venne associata alla musica fu quasi per caso, quando i Pearl Jam, dopo una feroce lite con i proprietari di Ticket Master, che lucravano sui biglietti dei loro concerti, scelsero proprio quel luogo sperduto per esibirsi, portandosi dietro 25mila persone.

Da allora diverse pagine di storia sono state scritte al Coachella.

La lineup del Festival è sempre stata molto variegata: è iniziato come contenitore di musica Alternative ed Elettronica, ma si è esteso a contaminazioni rock, pop, hip hop, senza dimenticare le band Indie del momento. Il suo palco ha visto mostri sacri come Paul McCartney; Madonna; Prince; Depeche Mode; Amy Winehouse; Oasis; Red hot Chily Peppers; Chemical Brothers; Bjork; Radiohead; Iggy Pop; The Cure e Guns’n’Roses solo per citarne alcuni, ma la lista completa è decisamente più lunga.

Anche l’arte è protagonista al Coachella; in linea con i grandi Festival degli anni ‘70, infatti, si possono ammirare installazioni d’arte e sculture create da affermati nomi del settore, come da giovani artisti provenienti dai quattro angoli del pianeta.

Tuttavia, non sono solo music and arts a muovere il maxi evento primaverile degli States, c’è anche tanto business! Essendo vicini ad Hollywood, celebrità e icone della moda accorrono numerose mescolandosi al pubblico senza problemi. E da quando H&M, marchio di abbigliamento low cost, è diventato sponsor della manifestazione e Moschino e Lacoste hanno organizzato lì i loro Party, dai bordi piscina e dai prati dell’evento si danno i dettami della moda dell’estate successiva! Ma l’outfit must del coachella è da sempre di ispirazione Seventy’s: pantaloni a zampa, sciarpe sottili da usare in vita o come fascia sulla testa; sandali semplici o da schiava, monili etno in metallo e cuoio, occhiali a goccia o con lenti tonde,  stivali con le frange di ispirazione indiana e, infine, le tanto amate corone di fiori fra i capelli! Ultimo pallido retaggio di tempi lontani, persi nel fango di Woodstock, meno modaioli e più sentiti.

Rossella Marchese

Andrea Parodi e Antonio Sanna, Porto Torres celebra i suoi musicisti

Foto di Samuele Schirra: direttore del Coro Fabio Fresi, Assessora alla Cultura Alessandra Vetrano, presidente del Coro Paolo Gaspa

Foto di Samuele Schirra: direttore del Coro Fabio Fresi, Assessora alla Cultura Alessandra Vetrano, presidente del Coro Paolo Gaspa

“Sono felice che papà torna a casa. Questa è la cosa più bella che abbiamo realizzato per lui con la Fondazione”. Visibilmente soddisfatto, senza celare un comprensibile velo di commozione, Luca Parodi ha annunciato lo scorso 7 aprile, in una conferenza stampa presso il Palazzo del Marchese a Porto Torres, l’avvio di una mostra multimediale dedicata al padre Andrea, prematuramente scomparso il 17 ottobre 2006.  L’evento, inserito in un cartellone di iniziative che animeranno la Pasqua turritana, sino al 25 aprile, sarà inaugurato sabato 15 e sarà la stessa sede istituzionale a ospitarne le installazioni. Che saranno distribuite  in diverse stanze dove con appositi schermi saranno ricreati stralci salienti tratti dalla quotidianità vissuta da Andrea Parodi a Porto Torres sin dall’età giovanile. Saranno rivissuti  gli esordi della carriera di cantante con i Sole Nero, il Coro degli Angeli, le collaborazioni con Gianni Morandi, la nascita dei Tazenda e le esibizioni da solista. Il mare sarà uno dei temi dominanti insieme ai video che riprendono il musicista nei suoi racconti più intimi. Sarà fruibile l’ascolto dei brani più celebri, con le proiezioni di testimonianze inedite e brani tratti da alcuni concerti dal vivo.

Nella serata inaugurale del 15 aprile, dalle ore 21.30, i Tazenda omaggeranno Andrea Parodi in pieno centro, a pochi passi dal Museo Parodi , dando il via con questa data zero, al loro tour 2017. Sarà ancora la  musica di Eugenio Finardi (grande amico di Andrea , già intervenuto la scorsa estate al “Notti di Stelle a Balai”, lo straordinario concerto tributo in occasione del decennale dalla scomparsa) a  trovare spazio nel Parco di Balai, la sera del 25 aprile.

Una serie di eventi collaterali faranno da sfondo a questa importante iniziativa già allestita in altri centri della Sardegna che riconosce a Porto Torres la sede naturale per ospitare (magari in pianta stabile, è l’auspicio della città tutta), questo importante memoriale.

L’amministrazione comunale ha voluto fortemente questo atto della Fondazione Parodi: le attestazioni di Sindaco e Assessora alla Cultura ne hanno rimarcato le intenzioni.

Nella mattinata del 12 aprile è stato presentato alla stampa il nuovo corso dei Cantori della Resurrezione della Chiesa del Cristo Risorto. Un nuovo percorso che non poteva che iniziare in concomitanza con la Pasqua nel tradizionale “Concerto del Venerdì Santo”. Quest’anno si trasformerà in un omaggio al Maestro don Antonio Sanna, scomparso poco prima di Natale.

A maggio la Chiesa di Cristo Risorto ospiterà anche la sesta edizione di “Musica, Maestro”. Il programma è stato illustrato a Palazzo del Marchese dall’Assessora alla Cultura, Alessandra Vetrano, dal Presidente del coro, Paolo Gaspa, e dal nuovo direttore dei Cantori della Resurrezione, Fabio Fresi. “A gennaio – ha detto Paolo Gaspa – ci siamo riuniti e abbiamo voluto proseguire questo cammino cominciato con Don Sanna trent’anni fa. La scelta di Fabio Fresi, che fa parte dei Cantori sin dall’istituzione del coro misto (avviato nel 1997),  è stata conseguente. Fabio è un compositore ed è la persona che più potrà aiutarci a mantenere intatta l’identità della nostra formazione”.

Il concerto del Venerdì Santo è in programma il 14 aprile, alle ore 21, nella Chiesa di Cristo Risorto. Saranno eseguiti brani di tutti i periodi musicali toccati dai Cantori nel corso dei trent’anni insieme a Don Sanna: gregoriano, medievale, polifonia rinascimentale, barocca, contemporanea e tradizionale sarda, compresi i brani “Muttettu de tristura” e “M’hana morti a fitzu meu”, composti proprio dal sacerdote originario di Bottida. A maggio tornerà “Musica, Maestro”: si comincerà il 15, giorno della nascita del sacerdote, e si proseguirà il 26, 27 e 28. La rassegna coinciderà anche con le giornate di sabato e domenica dedicate a Monumenti Aperti e aprirà, come da tradizione, il programma culturale della Festha Manna. Il 15 maggio si esibirà il Coro del conservatorio “L. Canepa” di Sassari, diretto dal Maestro Antoniciello. Il 26 la serata strumentale vedrà come protagonista il Gruppo Arpe Celtiche Clarsech Ensemble. Il 27 spazio alla musica polifonica con Lolek Vocal Ensemble diretto dal Maestro Agnello e il Complesso vocale di Nuoro diretto dal Maestro Floris. L’epilogo sarà il 28 maggio con le melodie della Sardegna dei Tenores di Neoneli. Tutte le serate saranno introdotte dalle esibizioni dei Cantori della Resurrezione e dagli interventi di tanti amici e persone che hanno dialogato nel tempo con Don Sanna. Un filo rosso lega questi due grandi musicisti che hanno dato lustro alla Musica e alla Cultura di Porto Torres. Fu proprio l’autodidatta Maestro Don Sanna a “scartare” il ragazzino Andrea Parodi dopo un provino. Don Sanna gli prescrisse il suo talento in un futuro importante da  nella musica, diverso dal percorso polifonico. Il Maestro avuto occhio e soprattutto orecchio fine.

Luigi Coppola

Ritornano sulle scene musicali The Cranberries con un nuovo album

Esce il 28 aprile “Something Else” (BMG Rights Management), il nuovo disco dei Cranberries. Il disco sarà anticipato dal primo singolo “Why”, in radio dal 24 marzo. “Something Else” contiene tre brani inediti e i successi della band irlandese rivisitati in chiave orchestrale. Il titolo del nuovo lavoro “Something Else” ha un legame con il primo disco “Everybody Else Is Doing It”. “Non è un titolo causale – chiarisce Dolores O’Riordan, leader del gruppo. Non dice per forza che ci sarà qualcos’altro e non dice nemmeno che questo sia un gran finale. Credo che segni un legame con il primo disco piuttosto bene. Non ho idea di cosa ci sia in serbo per noi. Non sono più gli anni ‘90, questo è sicuro. E nemmeno vorrei che lo fossero. Spero ci sia del nuovo. Spero che ai fan piaccia quello che abbiamo fatto con le canzoni”. Dolores aveva 18 anni quando i The Cranberries iniziarono. “Ero solo una bambina allora. Ero una innocente diciottenne, non ero matura, ero più simile a una quindicenne. Ero molto fortunata del fatto che le canzoni avessero avuto così tanto successo, ma la cosa aveva anche i suoi lati negativi. Il successo è stato travolgente per me. Sei così occupato a lavorare che non hai nemmeno il tempo di guardare e di capire cosa stai passando”. Grazie all’abilità di scrittura di Dolores e Noel, le nuove canzoni si posizionano, accanto a pezzi come “Zombie”, “Dreams”, “RidiculousThoughts” e “Ode to my Family”, che hanno fatto la storia del gruppo,  il tutto accompagnato da sontuosi nuovi arrangiamenti d’archi che affondano le radici nel fecondo suolo irlandese, distillati in un grande tempio del mondo accademico. “Ho iniziato piuttosto giovane a scrivere canzoni”, racconta Dolores, “avevo forse 12 anni. Non avevo idea del perché lo stessi facendo; era solo qualcosa dentro di me che voleva uscire. Sono orgogliosa delle mie vecchie canzoni, adesso posso concedere a me stessa il fatto di riconoscerlo. Ma la vita è così frenetica che non si ha spesso la possibilità di farlo. Credo che questo sia il significato di questo disco per me”. I Cranberries partiranno, a maggio, con un nuovo tour che toccherà anche l’Italia: il 12 giugno Milano, il 23 Piazzola sul Brenta, il 24 Firenze, il 26 Roma, e il 27 Cattolica.

Nicola Massaro

Corto d’autore per le donne ribelli dimenticate dalla storia

Si chiama Nessuno può portarti un fiore ed è un cortometraggio, girato nel 2012 e finanziato tramite crowfunding, nato in Argentina dall’idea tutta italiana di Stefano Chiovetta e Viola Kanka, ispirati dall’omonimo libro di Pino Cacucci.

Nel progetto cinematografico sono raccolte e raccontate le storie di tre donne ribelli e fuori dall’ordinario, che hanno pagato con la propria vita la scelta di inseguire i propri ideali: Edera Francesca de Giovanni, Irma Bandiera e Tania Tamara Bunkee.

Edera, aveva 21 anni quando il 1° aprile del 1944 fu fucilata da un plotone di esecuzione fascista, dopo essere stata torturata per ottenere informazioni sul’organizzazione dei gruppi partigiani bolognesi. La storia racconta che, dopo la cattura, accusata di essere a capo dell’organizzazione della 36ma Brigata Garibaldi, davanti ai suoi assassini gridò: “ Tremate! Anche una ragazza vi fa paura!”. Fu la prima vittima della Repubblica di Salò. Dopo di lei, Irma Bandiera, la donna che custodiva i segreti della Resistenza, aveva con sé dei documenti cifrati quando fu catturata e le autorità fasciste volevano sapere da lei chi fossero i capi del movimento e dove fossero le basi; fu torturata per giorni, inutilmente, perché lei non fece nessun nome. “La più ignominiosa disfatta della loro sanguinante professione si chiamò Irma Bandiera”, così Renata Viganò, partigiana e scrittrice, conclude un passo del suo libro Donne della Resistenza.

Tania “la guerrigliera”, fu braccio destro del Chè. La sua famiglia di origine tedesca era comunista e scappò dalla Germania nazista rifugiandosi in Argentina; lavorando come interprete, nel 1960 conobbe Ernesto Che Guevara, erano gli anni della Rivoluzione cubana e nel ’64 le venne affidata una missione speciale: infiltrarsi nell’alta società boliviana e raccogliere informazioni per la grande causa rivoluzionaria. La sua dedizione alla causa fu totale e combattè fino a trovare la morte nel 1967, in una imboscata. Quell’anno Tania scrisse una poesia: “il mio nome sarà dimenticato e nulla di me rimane sulla Terra”. Oggi il suo nome campeggia a fianco a quello del Chè sul Mausoleo della Rivoluzione a L’Avana.

Nel corto, l’intenzione dei nostri connazionali è quella di rispettare ed onorare la forza femminile e quanto è capace di fare, e le ambientazioni che sono state scelte per rendere questo concetto non sono casuali: dal delta del fiume Tigri, ai palazzi abbandonati di Sarajevo la suggestione è quella che deve portare lo spettatore in un viaggio oltre ogni limite. Per il regista, Stefano Chiovetta: “la natura e l’architettura abbandonata, che l’uomo ha lasciato dietro di sé, sono i posti perfetti per poter narrare la memoria di queste donne, per poter narrare la sofferenza e la solitudine che hanno patito”.

Nessuno può portarti un fiore nasce dalla lettura del libro di Pino Cacucci, ed ha aperto le porte di questo universo di celluloide. Nel libro, le storie dei ribelli dimenticati, tra cui queste donne, sono diventate i fiori che omaggiano queste vite lontane, le mimose ideali per questo marzo de nuovo millennio.

Rossella Marchese

Addio alla storica voce dello Zoo di 105, Leone di Lernia

E’ morto Leone di Lernia. Aveva 79 anni. Originario di Trani, si era trasferito a Milano giovanissimo ed era diventato emblema di quella città meta dai meridionali, nello specifico pugliesi, circa sessant’anni fa che hanno mantenuto un forte attaccamento alle proprie radici e tradizioni a cominciare dal dialetto. Lunga la sua carriera come intrattenitore e comico, iniziata nelle tv locali fin dagli Anni Settanta

Il popolare cantante trash pugliese, voce da anni di Radio 105, si è spento nella sua casa a Milano. “Sembra uno scherzo, uno dei mille fatti dallo Zoo, ma con il cuore spezzato, dobbiamo annunciare che Leone ci ha lasciato questa mattina! Riposa in pace fratello”. Con queste parole i colleghi dello Zoo di 105, trasmissione dell’omonima rete, hanno annunciato la morte del conduttore radiofonico e storica voce del programma. A darne la notizia lo stesso Zoo con propria pagina Facebook, che nell’ultima settimana ha aggiornato i numerosi fan e follower sulle condizioni dell’amatissimo artista. Il conduttore radiofonico e cantante, 78 anni, da 18 anima e voce storica del programma, non stava bene da giorni. Oggi la tragica notizia. Lo annuncia su Facebook anche il figlio Davide con un post: “Un male incurabile l’ha portato via, ma non ha portato via il suo spirito che rimarrà nei nostri cuori. La famiglia Di Lernia ringrazia tutte le persone che l’hanno amato e i suoi fans. Grazie di essere esistito. Ti amo Davide”.

Grazie alle sue cover in dialetto barese, Leone di Lernia aveva fatto breccia tra i giovani e non solo trasformando Gypsy Woman in Ra-ra-ri, ra-ra, pesce fritto e baccalàBailando in MagnandoThe Rhythm of the Night in Te si mangiate la bananaAll That She Wants in Cumbà Giuan e Pump Up the Jam in Uèpaparulmaccaron. Protagonista di cover parodistiche e goliardiche, di brani di musica dance, nel 2006 partecipò come concorrente all’Isola dei famosi condotta da Simona Ventura per sostituire Massimo Ceccherini e nel gennaio 2010 ritornò in onda su Sky come conduttore del programma Leone Auz.

Tanti i messaggi di cordoglio che si stanno avvicendando sui social, testimonianze di affetto nei confronti di un personaggio unico nel suo genere.

Nicola Massaro

Gemito al Teatro San Ferdinando

“Io sento tutte ‘e ccose! Comme si chesta fosse cella mentale…”, questa è la confessione di Gemito nell’introdurre la propria condizione di prigioniero della psiche.
E Gemito è il protagonista de Il genio dell’abbandono in scena in prima nazionale al Teatro San Ferdinando di Napoli. Fino al 5 marzo Claudio Di Palma, regista e attore di riferimento dello Stabile di Napoli, porta in scena l’adattamento teatrale del romanzo di Wanda Marasco Il genio dell’abbandono, edito da Neri Pozza, finalista al Premio Strega 2015. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale, è interpretato da Angela Pagano (nel ruolo di Giuseppina Baratta), Claudio Di Palma (Vincenzo Gemito), Cinzia Cordella (Mathilde Duffaud), Paolo Cresta (dott. Virnicchi), Francesca De Nicolais (Peppinella Gemito), Giacinto Palmarini (Emanuele Caggiano), Alfonso Postiglione (Antonio Mancini), Lucia Rocco (Nannina Cutolo), Gabriele Saurio (Masto Ciccio).
Quella di Vincenzo Gemito è “una reclusione intima e finale, irredimibile e profonda. Ed è proprio questa reclusione a rappresentare il luogo del presente in cui cercano, sulla scena, senso e dinamica, continuità e tempo i segmenti narrativi della straordinaria biografia sincronica articolata da Wanda Marasco per raccontare del genio e dell’abbandono di Vincenzo Gemito”.
Il racconto portato in scena dal regista Di Palma è quello di un “corpo già finito o forse solo non nato di un folle, un corpo attraversato da ombre occulte che ammuinano il cervello, un corpo alla ricerca di una forma finale… ammacari di piscatoriello, un corpo/cella nel quale risuonano ancora tutte ‘e ccose: affettuosità e violenze, perversioni innocenti, amicizie fernute. Risonanze che, “pure se fosse solo pazzaria del ricordo”, sono ancora dolorose. Risonanze che prendono forma in corpi di matre, di mogliere sbagliate, di buon patre, di spiriti di compagnia in carne…. ed ombra. Sono tutti suoni percepiti e non sentuti per effetto del litio mancante, forse, o del bismuto curativo squagliato nelle serenghe; prodotti di una insana ‘nfrancesatura (sifilide contratta in terra parigina) o meglio ancora effetti di quella naturale distonia tra il reale ed il presunto tale che sempre sostanzia la vita creativa di un artista. Quel che ne risulta, dunque, è un Vicienzo in vorticoso delirio ai cui occhi anche Napoli si prefigura come panorama distorto e ‘nguacchiato, anche la Storia, con le sue presunte verità, si accartoccia e stinge in devianze visionarie. I disegni e le sculture, invece, si concretano solo nelle parole, attendono forma dallo struggimento di interiezioni e diverbi, di urla e sospiri e la lingua si modula, così, sui registri variabili di un dialetto napoletano ad un tempo aspro e colto, basso ed aeriforme che si configura come unica, possibile declinazione del verbo della sofferenza”.
E per Wanda Marasco “le vite che possiedono l’annientamento e la capacità di sopravvivere, ovvero le linee essenziali del dramma, appartengono per loro natura al teatro”.
Uno spettacolo teatrale di sicura presa sul pubblico interessato a meglio conoscere questo “genio dell’abbandono” e a percorrere con lui il percorso dell’arte.
Salvatore Adinolfi

Teatro Stabile. Madame Pink: commedia con canzoni e cane

Titolo accattivante quello dello spettacolo firmato da Alfredo Arias scritto in collaborazione con René de Ceccatty che va in scena dal 1° al 12 marzo al Teatro Mercadante di Napoli.
Madame Pink, una commedia con canzoni e cane, il racconto “assai irriverente” di un sogno rosa che diventa un nero incubo. «In Madame Pink – dichiara Alfredo Arias – la complessità del melodramma nel cinema noir americano si sposa con lo spirito diretto ed innocente degli spettacoli di Broadway. In un mondo di animali che parlano – come nei film di Walt Disney – accadono situazioni al limite dell’umano. Madame Pink può essere considerato un lavoro ispirato alla cultura americana anche se totalmente espressione della mia visione del mondo. E’ una commedia con canzoni, non un musical o una commedia musicale. Ci siamo ispirati alla musica americana degli anni ’70 e ’80 rivista da Mark Plati e Mauro Gioia in un largo ventaglio di suggestioni.
Madame Pink, come tutte le eroine del melodramma, è una donna esposta alla crudeltà del mondo ma condannata a finire la sua vita con un “Happy End”. La povera Madame non immaginava che una cagnolina trasformasse la sua esistenza in una vita da cani».
Interpreti della piece teatrale del regista franco-argentino i bravissimi Gaia Aprea (Madame Pink), Flo (Roxie), Mauro Gioia, (Goodman), Gianluca Musiu (Badman) Paolo Serra (Regularman; Dr. Tore; Inspector Shake). Scene di Agostino Iacurci e costumi di Marco De Vincenzo. Le musiche sono di Mark Plati e Mauro Gioia, le luci di Cesare Accetta e la maschera di scena è di Erhard Stiefel, scultore e scenografo franco-svizzero, storico collaboratore di Ariane Mnouchkine e Théâtre du Soleil, di Antoine Vitez e dello stesso Arias.
Gli attori sono accompagnati in scena dai musicisti Giuseppe Burgarella (tastiere), Ben Croze (chitarre), Marco Di Palo (basso) e Salvatore Minale (batteria). Prezioso il contributo dato da Agostino Iacurci, giovane pittore, scultore e scenografo foggiano tra i più considerati protagonisti della street art mondiale autore delle scene dello spettacolo e dell’immagine di locandina; da Marco De Vincenzo, 38enne stilista di Messina, vero e proprio nuovo astro della moda italiana autore dei costumi di scena, indossato da Beyoncé.
Un’ora e 40 minuti di spettacolo, con ben 14 canzone inedite ispirate agli anni ’70 e ’80 americani composte dallo statunitense Mark Plati (collaboratore storico di David Bowie e di Prince, The Cure, Natalie Imbruglia) insieme a Mauro Gioia, su liriche di Arias e dello stesso Mauro Gioia.
Prossima tappa di Madame Pink il Teatro Argentina di Roma. Solo due giorni per tornare in scena dal 14 al 19 marzo nella capitale.
Madame Pink è una nuova produzione del Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale.
Salvatore Adinolfi

Grammy 2017, Adele vince cinque premi

Tributi a David Bowie e George Michael

Adele e David Bowie sono stati i protagonisti della 59esima edizione dei Grammy. La cantante britannica ha sbaragliato tutti ottenendo cinque premi e diventando la prima artista, a 28 anni, a vincere nelle tre categorie principali per la seconda volta consecutiva: a lei infatti sono andati i premi per miglior album dell’anno, miglior album pop (‘25’), miglior disco dell’anno, miglior canzone dell’anno e la migliore performance da solista pop (gli ultimi tre per “Hello”). Adele ha voluto dedicare la sua vittoria a Beyoncè che, secondo lei, avrebbe meritato il premio per miglior album dell’anno. “Sono molto grata ma per me il miglior album era quello di Beyoncè, un lavoro immenso e ben pensato. È un bel lavoro in cui mette a nudo la sua anima e possiamo vedere una parte di lei che non sempre mostra”, ha dichiarato l’artista originaria di Tottenham.

L’altro artista che ha avuto più successo in quest’edizione dei Grammy è stato Chance the Rapper, 23enne rapper di Chicago che ha vinto il premio per il miglior artista emergente, per il migliore disco rap con Coloring Book e per la migliore performance rap con “No problem”.

Tra gli altri premiati, a David Bowie sono stati assegnati i premi postumi per la miglior performance rock e per la miglior canzone rock, per “Blackstar”, e quello per il miglior disco di musica alternativa, per il disco omonimo. Il dj Flume ha vinto con Skin il premio per il miglior disco di musica elettronica, i Cage the Elephant hanno vinto quello per il miglior disco rock con Tell Me I’m Pretty, mentre “Hotling Bling” di Drake ha vinto quello per la migliore canzone rap. Sturgill Simpson ha vinto il Grammy per il miglior disco country con A Sailor’s Guide To Earth, mentre il chitarrista John Scofield ha vinto quello per il miglior disco jazz con Country for Old Men.

Laura Pausini è rimasta a bocca asciutta ai Grammy Awards 2017. La cantante di Solarolo era in lizza per un riconoscimento nella categoria Best Latin Album con “Similares”, edizione spagnola del suo ultimo album “Simili”, ma purtroppo non è riuscita a spuntarla sui suoi rivali. Per lei, tuttavia, è arrivato un premio di consolazione. Laura è stata infatti nominata dalla rivista Vogue l’artista con l’out-fit migliore durante la cerimonia tenutasi allo Staples Center di Los Angeles. Il lungo abito bianco e nero firmato Valentino, stilista che la stessa Pausini ha voluto ringraziare pubblicamente con un post sulle sue pagine social, le ha permesso di sbaragliare una concorrenza “molto agguerrita”, rappresentata, tra le tante, dalla super trasgressiva Lady Gaga, Jennifer Lopez, Katy Perry e Beyoncé.

Nicola Massaro

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