BCE: prosegue una strategia prudente

In seguito alla riunione svoltasi giovedì 7 settembre a Francoforte, il Consiglio dei governatori della Banca Centrale Europea (BCE) non ha mutato la sua strategia prudente.

Il Consiglio dei governatori BCE, i governatori delle Banche centrali e i membri del Comitato esecutivo si sono riuniti a Francoforte in un contesto di crescita. Nessuna nuova decisione è stata presa né in merito ai tassi d’interesse né su un eventuale ammorbidimento del Quantitative Easing (QE). Tale attendismo della BCE dipende sia dalla rimonta dell’euro (mercoledì ha raggiunto 1,1936 dollari) sia dalle dimissioni negli USA di Stanley Fischer – Vice-Presidente della Federal Reserve (FR) – che attestano il clima negativo esistente tra la Casa Bianca e i vertici della Banca Centrale americana.

Secondo gli analisti dell’istituto statunitense Citi, lo status di forza dell’euro serra le condizioni monetarie dell’eurozona. L’indebolimento dell’inflazione ha pertanto rinvigorito la strategia prudente della BCE. Un incremento dei tassi di cambio provoca sull’economia il medesimo effetto restrittivo causato da un aumento dei tassi d’interesse.

La rivalorizzazione della moneta unica rispetto al dollaro si attesta al 15% dall’inizio dell’anno e ha ottenuto un guadagno pari al 3,9% a partire dal 20 luglio. In questa data, durante la loro ultima riunione, i governatori BCE hanno manifestato la loro preoccupazione riguardante un’eccessiva rivalutazione specialmente sui mercati del cambio.

La BCE considera l’euro non soltanto dal punto di vista del cambio col dollaro, ma anche rispetto alle altre valute, ciò determina il tasso di cambio effettivo (TCE). Tale TCE ha ottenuto un incremento pari a 6,1% dall’inizio dell’anno e 1,7% a partire dal 20 luglio. Questo ha contribuito a diminuire l’inflazione. Secondo gli analisti di BNP-Paribas, a parità di tutte le altre variabili, a ogni incremento del TCE pari all’1%, l’inflazione flette dello 0,1% dopo un anno.

Anche se i prezzi dei consumatori sono aumentati negli ultimi mesi, il livello dell’inflazione non è quello auspicato da Mario Draghi. Il Presidente Draghi ha ripetuto che il mandato della BCE è la stabilità dei prezzi intesa con un tasso di inflazione pari o leggermente inferiore al 2%. Vi è una ripresa della crescita e i rischi della deflazione sembrano essersi dissolti. Pertanto, la Banca Centrale Europea può giustificare il proseguimento della sua strategia prudente.

Danilo Turco

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