Pensieri e parole, all’Asinara la 13ma edizione con Violante Placido e Paolo Virzì

“Avevamo visto giusto sin dalla prima edizione nel 2006. In questi anni abbiamo visto in diretta cosa è cambiato in quei luoghi. Sono stati fatti passi da gigante in un contesto nazionale davvero unico.” L’incipit di Sante Maurizi ha avviato la conferenza stampa della nuova edizione del festival “Pensieri e parole.” L’incontro con la stampa si è svolto presso la sala giunta del comune di Porto Torres nella mattinata del 20 agosto.

All’incontro insieme con il regista sassarese, direttore artistico della rassegna, ha preso parte il vicesindaco Marcello Zirulia, il Direttore del Parco dell’Asinara Pierpaolo Congiatu, l’attrice Daniela Cossiga (moglie di Maurizi), Aldo Addis, titolare libreria Koinè, già presidente di Liberos e la responsabile comunicazione del festival Monica De Murtas.

“Ritroviamo importanti amici e nuovi amici”- ha esordito Congiatu che ha portato con sé un originale cimelio, il suo accredito alla prima edizione del 2006.  “Fu un’avventura, soprattutto su un’isola come l’Asinara, dove ogni evento richiede sforzi enormi. Il festival è riuscito a trovare una continuità. L’Asinara si presta a tali iniziative: la location di Cala Reale sembra essere quella più indicata, anche per la logistica e i trasporti” – ha ribadito il direttore del Parco rilanciando i temi cruciali dell’isola Parco, poco prima ricordati dallo stesso Maurizi:  la fruibilità dei servizi essenziali: acqua, trasporti marittimi esterni e viabilità interna.

Il regista sassarese ha insistito sulla necessità di un tavolo collettivo che riunisca le varie istituzioni coinvolte, nazionali e locali affinché l’idea semplice e immutata del festival possa sempre più arrivare a compimento: avvicinare al territorio la piena vivibilità e fruizione di un’isola Parco, la cui istituzione era percepita come un problema. La cultura e le rassegne di questi anni hanno dimostrato il contrario sebbene ci sia ancora molto da lavorare.

Per affrontare il principale ostacolo alla partecipazione del pubblico nelle due serate a Cala Reale sono stati approntati sistemi dedicati di trasporto marittimo:

da Porto Torres: sarà operativa l’imbarcazione Gwaihir in partenza al Molo Dogana Segni, ore 17:30 (prenotazioni al numero 349 4910755),

da Stintino: opereranno taxiboat Isola d’Ercole  (prenotazioni ai numeri:  335 7864047 – 366 894849).

All’interno dell’Asinara sarà attivo il servizio di trasporto tra Fornelli, Cala Reale e Cala d’Oliva per consentire alle persone in arrivo da Porto Torres o Stintino di raggiungere le sedi dell’evento.

Ricco il palinsesto degli appuntamenti di questa edizione 2018.

Prima di “salpare” per l’Asinara il festival fa tappa quest’anno a Porto Torres con l’iniziativa “Cinema alla Renaredda” che propone venerdì ventiquattro agosto alle ventuno “Oh, mio Dio!” di Giorgio Amato. Regista e sceneggiatore originario di Porto Torres Amato sono un sociologo specializzato in criminologia forense. Nel 2015 ha diretto la black comedy “Il Ministro”, con Gianmarco Tognazzi.

Amato presenta al festival il suo ultimo film “Oh mio Dio!” un mockumentary in cui la fiction si mischia alla realtà di una Roma prenatalizia teatro del nuovo avvento di Cristo, interpretato da Carlo Caprioli. Il messia trova la terra molto diversa da come l’aveva lasciata duemila anni fa: dominata dal consumismo, dall’egoismo, quasi del tutto priva dei valori che il Figlio di Dio aveva trasmesso ai suoi discepoli. Nella colonna sonora del film anche un pezzo di Sardegna con “No potho reposare” cantato da Ilaria Porceddu e due attori sardi nel cast: Vanni Fois e Federico Melis.

A Cala d’Oliva nell’ambito dei campi “E!State Liberi!” Libera Sardegna presenta alcune pellicole sul tema “Cinema e Legalità”: dal ventuno al ventiquattro agosto saranno proiettati, alle ore 21:00: “In un altro paese” di Marco Turco, “Uomini soli” di Attilio Bolzoni, “Lea” di Marco Tullio Giordana e “Così in terra” di Paolo Santolini.

Una quota rosa inaugurerà la serata del sabato venticinque agosto a Cala Reale alle diciotto e trenta. Saranno la giornalista Cristina Nadotti e la scrittrice Natascha Lusenti, nota voce di Radio2 che presenta il suo volume d’esordio “Al mattino stringi forte i desideri” (Garzanti), la storia di tutti noi quando abbiamo bisogno di ripartire da zero, spaventati e felici allo stesso momento. A seguire l’anteprima nazionale del film “Restiamo amici” di Antonello Grimaldi. Il regista sassarese sarà presente alla premiere accompagnato dall’attrice Violante Placido (tra gli interpreti del film) e dal produttore Gianluca Curti. Il film è un viaggio avventuroso in cui la vera scoperta è il valore dell’amicizia.

E’ dedicata alla musica l’apertura del festival di domenica ventisei agosto alle diciotto e trenta  con “Tutti giù per terra”, concerto dei Ciurma Anemica (Daniela Cossiga e Salvatore Delogu). Il programma proseguirà alle diciannove con Gianni Caria che dialogherà con Giancarlo De Cataldo e il suo “L’agente del caos” (Einaudi) .

La serata conclusiva del Festival dell’Asinara sarà dedicata nel finale anche al concorso “Isole del Cinema” alla sua prima edizione che quest’anno consegnerà il premio a Paolo Virzì per la sceneggiatura di “Ella & John” che sarà proiettato al termine della serata.

“Ella e John” è il primo film “americano” di Paolo Virzì regista toscano pluripremiato  (“Ovosodo”, “La prima cosa bella”, “La pazza gioia”). Il film è girato “on the road” in USA ed è interpretato da due grandi attori Hellen Mirren (Ella) oscar per “The Queen” e Donald Sutherland (John Spencer) oscar alla carriera,  attore poliedrico in tante pellicole di successo.  Prosegue, infine, l’iniziativa “Che libro porteresti su un’isola deserta?”: il festival invita gli ospiti e il pubblico che seguirà i vari appuntamenti a portare con sé un libro da donare alla costituenda “Biblioteca dell’Asinara”, sul quale scrivere in breve le ragioni della propria scelta, come se fosse una dedica. Su quest’ultima iniziativa Aldo Addis ha concluso ricordando come negli ultimi dodici anni della rassegna si sia incrementato in maniera esponenziale il “mercato delle sceneggiature” con il conseguente fiorire di tanti libri tratti dai film prodotti. Una gioia anche per i librai.

Luigi Coppola

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’immigrazione di colf e badanti

I lavoratori domestici in Italia (più di due milioni) sono affidati gran parte a stranieri e quasi il 60 per cento non è in regola. Basterebbe una sanatoria per garantire benefici sostenibili?

In Italia lo Stato ha sempre più delegato alle famiglie la gestione del welfare. Secondo stime Istat, solo il 10 per cento degli oltre 2 milioni di persone non autosufficienti è assistito in strutture residenziali (Ra).

L’Italia, come Germania e Giappone, è uno dei Paesi più anziani al mondo e si stima che nel 2050 il numero delle persone con più di 75 anni è destinato ad aumentare, da 7 a 12 milioni (+74%), cioè passare dall’11% al 21% della popolazione.

L’assistenza domiciliare si compone di assistenza domiciliare integrata, a cura delle Asl, e servizi di assistenza domiciliare, a cura dei Comuni, che raggiungono rispettivamente 650 mila e 130 mila anziani, anche se quasi sempre per un tempo molto limitato.

Nel nostro Paese la figura del “caregiver familiare” è molto diffusa. Si tratta di un familiare che si prende cura, a titolo gratuito, di un genitore o del coniuge non autosufficiente. Figura istituzionalizzata alla fine della scorsa legislatura con un fondo di sostegno piuttosto modesto (60 milioni di euro). Per questo motivo in Italia si è andato affermando l’impiego di badanti e colf  e da una ricerca Domina dell’Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestico, risulta che le famiglie italiane spendano per i lavoratori domestici 7 miliardi ogni anno, facendone risparmiare 15 allo Stato che, altrimenti, dovrebbe farsi carico di circa 800 mila anziani non autosufficienti.

Danilo Turco

Una professione emergente: il data scientist

In Italia sono stati assunti circa 1500 data scientist nel 2017, si tratta di una figura che richiede competenze multidisciplinari (statistiche, matematiche ed economiche).

Si generano quantità immense di dati attraverso l’utilizzo dei social network, del web e dei processi automatici/digitali specie per  acquisti on line e anche gli scontrini di supermercati connessi alla carta fedeltà, Questi cosiddetti big-data se analizzati con intelligenza, consentono di conoscere i diversi aspetti qualitativi sullo stile di vita e le loro tendenze, informazioni utili per poter poi pianificare le politiche pubbliche o i piani di marketing aziendali.

I “big-data” evidenziano i comportamenti umani e le loro analisi avvengono attraverso lo studio delle reti neurali artificiali (artificial neural networks) o dell’apprendimento automatico (machine learning), riferiti allo studio sull’intelligenza artificiale, che si evolvendo negli anni grazie soprattutto al miglioramento della potenza di calcolo e nella capacità analitica di affinare le tecniche di stima, di classificazione e di previsione del dato.

Come si forma un data scientist?

Diversi Paesi cercano di sfruttare le sinergie fra insegnamento universitario e apprendimento a distanza. Uno dei casi più noti è quello del professor Balaraman Ravindran in India, che tiene i suoi corsi tramite una piattaforma governativa che consente successivamente agli studenti di sostenere gli esami di persona in diverse parti del paese, guadagnando una certificazione formale riconosciuta in ambito lavorativo.

Si tratta di una scelta professionale utile in campo lavorativo in quanto risulta in costante aumento il numero di aziende (di grandi e piccole dimensioni) che manifestano l’esigenza di assumere figure professionali specializzate, denominati data scientist, o capaci di maneggiare ed estrapolare informazioni a supporto dei processi decisionali. Sono figure professionali ancora rare da trovare, ma necessarie. Le loro analisi devono  risultare chiare e semplici per poter essere divulgate. Si tratta di una figura che richiede competenze multidisciplinari (statistiche, matematiche ed economiche) e deve essere capace di estrarre dati da database MySQL, di gestire gli Analytics, di sviluppare algoritmi di ottimizzazione e di saper disporre di sufficienti competenze nel settore del business.

La piattaforma Kaggle è di grande stimolo per chi desideri approcciarsi a questo lavoro. Essa presenta un concorso a premi in lingua inglese, per individuare tali figure professionali e offre gratuitamente anche la potenza di calcolo on-line per i partecipanti con risorse limitate perché ciò che viene premiato al concorso è la capacità analitica, cioè la competenza di base posseduta.

Danilo Turco

 

 

 

Il Museo della Seconda Guerra Mondiale di Felonica

 

Nell’inverno del 1942-43 in Russia infuriava la Seconda Guerra Mondiale e i soldati sovietici spingevano le lunghe file dei nemici fatti prigionieri in marcia sul fronte del Don e a Stalingrado, per poi caricarli sui treni  che avevano come ultima destinazione i gulag nel profondo nord delle steppe siberiane. Tra quei prigionieri, molti furono gli Italiani e pochi riuscirono a sopravvivere a quella traversata mortale. Il freddo, le ferite, le malattie, la denutrizione troncarono parecchie vite, così i corpi venivano ammassati negli ultimi vagoni di quei treni e questi, una volta pieni, venivano sganciati in prossimità di snodi o centri abitati, per essere svuotati.

La città di Kirov, sul fiume Vjatka, fu uno di quegli avamposti logistici usati dai soldati russi per liberarsi dei cadaveri nemici; senza troppe cerimonie con l’esplosivo si realizzavano grandi fosse comuni a ridosso della Transiberiana che attraversava la città.

Questa storia è il fondamento del Museo della Seconda Guerra Mondiale di Felonica, in provincia di Mantova; una struttura del tutto particolare che al suo interno ospita i resti, i cimeli, dei caduti italiani al fronte russo.

Ventiquattro volontari, questo l’organico del museo, che a proprie spese si alternano i quei luoghi, lontani quasi 4mila km da casa, per scavare di fianco a quella ferrovia ancora funzionante e recuperare pezzi di un passato fatto di storie personali interrotte bruscamente. Assieme al personale della locale Organizzazione Pubblica Volontaria Giovanile Ricognitori di Kirov, che aiutano nelle operazioni di sondaggio e delimitazione del terreno delle fosse comuni, i nostri contemporanei connazionali ritrovano bottoni, pezzi di divise, lavorando assieme ai russi per dare identità a coloro che non sono mai tornati in patria.

Fino ad ora sono state recuperate 11 piastrine di riconoscimento, restituite dai “memoriali russi” alle relative autorità nazionali, al fine di permettere i necessari approfondimenti. E sono stati recuperati i resti di 298 caduti italiani, ungheresi e tedeschi, perché l’impegno dei volontari di Felonica è transnazionale.

Tuttavia la spinta al recupero dei nostri caduti, e non solo, sul territorio russo, avrebbe bisogno di costante alimento, supporto e attenzione, anche da parte delle istituzioni, visto che le fosse di Kirov sono ancora piene. Per questo motivo la senatrice a vita Elena Cattaneo ha preso a cuore la faccenda,  appellandosi al Presidente della Repubblica e al Ministro della Difesa affinché i Ventiquattro di Felonica non vengano lasciati soli; sta nella ferma volontà dello Stato, infatti, l’intenzione di non affidare all’oblio collettivo del tempo il sacrificio dei singoli.

Rossella Marchese

A Buccino la magia della Smorfia in una mostra itinerante

 

Rendere ancora più affascinante la storia della Tombola Napoletana, reinterpretarne le peculiarità legate ad ogni singolo numero, è di per sé un obiettivo ambizioso, ma è anche lo scopo della mostra itinerante “Capitombolando”, nata dall’iniziativa dell’associazione Onlus Thule non solo doposcuola, di Castel San Giorgio in provincia di Salerno.

Questa manifestazione, che da tempo si svolge in giro per la Campania nel periodo delle vacanze natalizie, quest’anno si fa doppia, con un appuntamento speciale, in versione estiva, presso complesso degli Eremitani di Sant’Agostino, a Buccino, dal 12 al 9 settembre. Ma la particolarità di questo evento non è solo nel suo allestimento agostano, quanto nella trama della sua nascita.

Nel 1987, un gruppo di amici, tra cui i due artisti e coniugi svizzeri Barbla e Peter Fraefel, si ritrovarono a partecipare ad una tombolata a Campagna, con tutto il carico di allusioni, risate, leggende e aneddoti che comporta la messa in scena della Smorfia. Dopo quell’esperienza i due maestri, che hanno costruito con il territorio campano un intenso legame, decisero di mettere su tela il senso profondo di quel gioco con tutti i suoi reconditi significati. Prima quattro tele, poi la scelta definitiva di rappresentare tutti e novanta i numeri della Tombola. Un lavoro che è durato cinque anni  e che ha portato ad un risultato finale intenso, originalissimo e dalla resa visiva davvero sorprendente. Consci del patrimonio universale che rappresentano i numeri della Tombola Napoletana, i Fraefel donarono le novanta opere a quegli amici che con loro avevano condiviso il gioco per la prima volta, i quali, a loro volta, con la loro associazione Thule conclusero per una condivisione ancora più ampia di quel mondo ancestrale. Così nacque l’idea della mostra itinerante sulla Tombola Napoletana, all’inizio solo per esporre la visione di Barbla e Peter Fraefel, ma, con il tempo, la mostra si è trasformata in una competizione artistica.

La gara non ha regole, se non quella di seguire la propria fantasia nella rivisitazione dei novanta numeri della Smorfia, tutto è concesso, purché originale; quattro le categorie da premiare: pittura, scultura, fotografia e/o progettazione grafica, incisione. Ai primi classificati in ogni categoria un premio in denaro e l’acquisizione, dietro compenso, dell’opera, che va ad accrescere il valore ed il patrimonio artistico della mostra (e dell’associazione); ai secondi classificati, la possibilità di esporre in una personale una selezione delle proprie opere, oltre a quella in concorso.

Il Concorso è rivolto agli artisti italiani e stranieri, senza limiti di età, di sesso o di qualifiche culturali, nonché agli allievi di tutte le Istituzioni scolastiche, di ogni ordine e grado.

Anche la manifestazione agostana di Buccino prevede la possibilità di ammirare l’intera collezione itinerante, nonché di apprezzare e votare le opere attualmente in gara.

Rossella Marchese

La sfida dell’audiolibro

Si chiama Storytel ed è la piattaforma svedese di produzione, distribuzione e vendita di audiolibri; nata nel 2005 come startup, oggi è presente in 13 Paesi del mondo con più di 600mila abbonati. Ultima, l’Italia, che solo pochi giorni fa ha visto inaugurato in rete il servizio offerto dal canale Storytel.

Una storia nello smartphone, questo il motto di Storytel, nonché del suo fondatore, Jonas Tellander, ingegnere meccanico di Stoccolma, che nel 2005 creò la prima piattaforma per l’ascolto in streaming degli audiolibri, con un modello di business basato sull’abbonamento. Nonostante l’inizio difficoltoso e piuttosto in sordina, ciò che impedì il fallimento del progetto fu l’arrivo di Spootify, con la sua offerta di musica in streaming on demand, lanciato nel 2008 da una compagnia anch’essa svedese e, poi, dall’America, l’arrivo di Netflix, per film e serie tv. Questi due colossi di fabbricazione del tempo libero hanno permesso all’audiolibro di ritagliarsi con successo la propria fetta di mercato.

Al momento Storytel è un’azienda di 350 dipendenti tra i vari Paesi ed ha acquistato Norstedts, la casa editrice più antica della Svezia (quella che, per capirci, ebbe tra i suoi autori Astrid Lindgren, creatrice di Pippi Calzelunghe).

La sfida per questo nuovo tipo di produzione culturale è quella di rendere fruibile, sempre ed in qualsiasi situazione, un prodotto come il libro che, generalmente, ha bisogno di tempo ed attenzione per essere “consumato”. Nel caso dell’audiolibro, non c’è più bisogno di leggere, si può ascoltare una storia in mobilità, senza necessità di concentrarsi, anche perché i nuovi lettori, o gli utenti in questo caso, ricercano sempre più l’intrattenimento e non l’analisi.

C’è spazio anche per generi nuovi in questo mondo fatto di file scaricabili: vengono offerti podcast e contenuti nativi, creati cioè, fin dall’inizio in formato audio; si chiamano “originals” e sono filoni di 10 episodi, strutturati come una serie tv da ascoltare a puntate, che adattano la narrativa alla nuova economia dell’abbonamento e alle abitudini di fruizione, un’alternativa sempre più apprezzata rispetto al libro intero. Oltre all’evasione pura e semplice ci sono anche i “Docs”, documentari che possono oscillare dai 30 ai 60 minuti, su temi di attualità, inclusa la lettura di articoli di giornale.

Stanno ritornando i tempi in cui si leggeva a voce alta per la diffusione del sapere, adesso ci sono canali di distribuzione per questo format.

Rossella Marchese

 

 

 

E’ morta Aretha Franklin, la regina del Soul

Il mondo della musica piange Aretha Franklin. Nata a Memphis, in Tennessee, il 25 marzo del 1942, figlia di un pastore battista e di una pianista e vocalist, la Franklin iniziò a cantare da piccolissima durante le funzioni religiose.

Quando aveva poco più di quattro anni, la famiglia si trasferì a Detroit e a soli dieci anni, poco dopo la morte della madre, Aretha cominciò a cantare come solista nella chiesa “New Bethel” dove il padre era pastore. Quattro anni dopo il padre cominciò a portarla in giro con lui, dandole la possibilità di esibirsi durante i suoi sermoni. Il primo contratto discografico risale al 1956 con la J.V.B. Records, e il suo primo album fu “Songs of Faith”.

Nel frattempo aveva avuto anche due gravidanze precoci, una a 14 anni e l’altra a 16. La vera e propria scalata alle classifiche iniziò negli anni ’60 con l’etichetta Columbia. Nel 1967 arrivò il singolo “(You Make Me Feel Like) A Natural Woman” con la casa discografica Atlantic, nello stesso anno “Respect” e l’anno successivo “Think”.

Durante la sua carriera ha vinto 21Grammy e ha venduto oltre 75 milioni di dischi nel mondo. Nel 1987 entrò come prima donna nella Rock and Roll Hall of Fame, ai Grammy del 1998 sostituì Luciano Pavarotti colpito da un malessere e improvvisò in 20 minuti un’interpretazione del “Nessun dorma” in tonalità originale e cantando la prima strofa in italiano.

La performance è considerata una delle più grandi esibizioni di sempre ai Grammy. Da sempre democratica, la Franklin ha cantato a Washington alla cerimonia di insediamento di Barack Obama, mentre il 29 dicembre 2015 si è esibita con il suo successo “(YouMake Me Feel Like) A Natural Woman” durante la cerimonia per il conferimento dei Kennedy Center Honors, commuovendo il primo presidente afroamericano d’America.Tra i suoi brani più famosi, “Respect” e “Think” ,che cantò anche nel film The Blues Brothers.

La sua ultima esibizione è stata lo scorso novembre a New York al gala della fondazione di Elton John per la lotta all’Aids. Il suo ultimo concerto, invece, nel giugno 2017. Nel 2009 ha cantato per l’insediamento di Barack Obama alla Casa Bianca e si è rifiutata, invece, di farlo quando è stata la volta di Donald Trump.

Nel 2010 le viene diagnosticato un cancro al pancreas e l’anno successivo comunica di essere perfettamente guarita, rifiutandosi sempre di fornire dettagli. Il peggioramento delle sue condizioni di salute l’aveva costretta a cancellare una serie di concerti nel 2017. Sempre nel 2017 aveva annunciato il suo ritiro dalle scene, sottolineando che avrebbe continuato ad incidere. La sua ultima esibizione è stata a novembre a New York al gala della fondazione di Elton John per la lotta all’Aids. Il suo ultimo concerto è stato nel giugno 2017: salutò il pubblico dicendo “per favore tenetemi presente nelle vostre preghiere”.

Nicola Massaro

La crisi che non ha fine

I soldi non valgono più nulla. L’inflazione sfiora il 1mln% in un anno. La gente muore di fame e anche l’acqua deve essere razionata. Questa è la situazione attuale del Venezuela nell’anno del Signore 2018.

Con una crisi finanziaria spaventosa, che si protrae ormai da quttro anni, il quarto produttore mondiale di petrolio non può più neppure vendere le sue preziose risorse.

In tutta questa situazione, il Presidente Nicolas Maduro ha annunciato che a partire dal 20 agosto in Venezuela circolerà una nuova moneta, il bolívar soberano (bolívar sovrano), che avrà cinque zeri in meno rispetto al bolívar fuerte (bolívar forte), la valuta usata oggi e rimasta praticamente senza valore. La decisione è stata presa per provare a tenere il passo con l’iperinflazione che secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale raggiungerà il milione per cento su base annua entro dicembre.

Il governo di Maduro aveva già previsto una riforma della sua moneta nel giugno scorso, allora l’idea era quella di togliere solo tre zeri, ma l’applicazione del piano fu rimandata due volte.

Il bolívar soberano sarà legato al petro, la criptovaluta controllata dallo stato e introdotta dal governo lo scorso febbraio per aggirare le sanzioni finanziarie imposte al Venezuela. In teoria il valore del petro è basato sulle riserve petrolifere nazionali, quindi su un petrolio di fatto non ancora estratto. A tale proposito alcune dichiarazioni di esperti del settore, tra cui Francisco Rodríguez, economista presso la banca di investimenti Torino Capital a New York, ha detto al Financial Times: “Visto che non c’è mercato [per il petro], non c’è nemmeno un prezzo di mercato, quindi è difficile capire cosa significhi ancorarlo a qualcosa. Il governo venezuelano mantiene la capacità di stampare petro. Questo rende il fatto di legare il bolívar al petro non tanto diverso dal legare il bolívar a sé stesso”.

A giugno l’Assemblea nazionale, ovvero il Parlamento venezuelano controllato dalle opposizioni e rimasto praticamente senza poteri, ha stimato il tasso di inflazione al 46.305 per cento annuo. Ha sostenuto che la banconota più grande, quella da 500 bolívar (50.000.000 di bolívar attuali), varrà solo 6 dollari alla fine di agosto, e 20 centesimi alla fine dell’anno. La banconota da 500 bolívar sarà di colore marrone e avrà stampata l’immagine di Simón Bolívar introdotta dal chavismo nel 2012 e criticata dalle opposizioni per la sua leggera somiglianza all’ex presidente venezuelano Hugo Chávez, il predecessore di Maduro.

Con l’iperinflazione attuale, non funziona praticamente più nulla e sono necessari molti giorni di lavoro al salario minimo anche solo per comprare una dozzina di uova, inoltre, negli ultimi due anni centinaia di migliaia di venezuelani sono scappati dal loro paese e dalla miseria per una crisi che ha le dimensioni di quella dei profughi siriani in Europa.

Rossella Marchese

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