Otto marzo: giornata internazionale dei diritti della donna

Ogni 8 marzo, in Italia, a partire da 1922, (America 1909 – altri Paesi 1911) si ricordano le conquiste politiche, economiche e sociali della donna, ma soprattutto le discriminazioni e le violenze che ancora tutt’oggi è costretta a subire.

Nel 1907, durante il congresso della II Internazionale Socialista, in cui vennero trattate anche la questione femminile e la rivendicazione del voto alle donne, si votò  per far sì che i partiti socialisti lottassero per l’introduzione del suffragio universale delle donne, senza però allearsi con le femministe borghesi. Il risultato fu quello di aver ottenuto un ufficio informazione delle donne socialiste in cui Clara Zetkin divenne segretaria e diede vita alla rivista Die Gleichheit (l’uguaglianza) che divenne, da lì a poco, il punto di forza delle donne socialiste. Il 3 maggio del 1908 Corinne Brown organizzò una conferenza che prese il nome di “Woman’s Day”cui parteciparono tutte le donne e in cui si discusse dello sfruttamento della donna nell’ambito lavorativo, delle discriminazioni sessuali e del diritto di voto alle donne. In seguito il partito socialista americano decise di organizzare una manifestazione in favore del diritto di voto femminile dove le delegate socialiste americane proposero, alla seconda conferenza internazionale delle donne socialiste, di istituire una comune giornata dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne.  Alla fine dell’anno cominciò un grande sciopero di ventimila camiciaie.

Secondo alcune tesi, l’8 marzo del 1857, morirono in seguito ad un incendio alcune donne poiché vennero chiuse all’interno di una fabbrica perché il direttore non voleva dare loro il permesso di partecipare a uno sciopero. Ancora, secondo alcuni, l’8 marzo del 1911 a New York, in una fabbrica di camicie persero la vita 134 donne. L’8 marzo del 1917, è rimasto nella storia a indicare l’inizio della rivoluzione russa quando, per rivendicare la fine della guerra, le donne della capitale, organizzarono una grande manifestazione. Il crollo dello zarismo fu causato dalle numerose manifestazioni incoraggiate dalla reazione dei cosacchi che furono inizialmente inviati a reprimere la protesta. Così il 14 giugno del 1921 a Mosca ci fu la Seconda Conferenza Internazionale delle Donne Comuniste, in cui si decise che l’8 marzo sarebbe stata la “Giornata internazionale dell’operaia”. Per iniziativa del partito comunista d’Italia, la giornata internazionale della donna venne celebrata la prima volta nel 1922. Poco tempo dopo fu fondato il periodico quindicinale Compagna. Un articolo di Lenin, che venne riportato il 1° marzo del 1925, ricordava l’8 marzo come Giornata Internazionale della Donna.

La nascita dell’UDI e il significato del simbolo della mimosa per l’8 marzo

L’UDI (Unione Donne Italiane) prese l’iniziativa di celebrare l’8 marzo 1945 la prima giornata della donna in Italia. L’UDI nacque a Roma nel settembre del 1944 per iniziativa di donne appartenenti al PCI al PSI, al Partito d’Azione, alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoro. L’idea di utilizzare come simbolo la mimosa fu di Teresa Noce (partigiana politica antifascista italiana), di Rita Montagnana (politica italiana, esponente e parlamentare del partito comunista italiano) e di Teresa Mattei (partigiana, politica e pedagogista italiana) essendo, la mimosa, un fiore che fiorisce tra febbraio e marzo.

Dal 1946, con la fine della guerra, l’8 marzo fu celebrato in tutta l’Italia. Ma, purtroppo, per le donne agli inizi degli Anni ‘50, risultava ancora difficile distribuire liberamente le mimose o il mensile dell’UDI senza rischiare di compiere reati contro l’ordine pubblico. Anche la proposta di  legge delle senatrici Luisa Balboni, Giuseppina Palumbo e Giuliana Nenni nel 1959, per rendere la giornata della donna festa nazionale, non venne approvata. Solo quando, negli Anni ‘70, in Italia ci fu finalmente il movimento femminista, che la donna ottenne i suoi diritti: 8 marzo 1972, giornata della donna a Roma, manifestazione a piazza Campo de’ Fiori, decine di donne con cartelli manifestarono per chiedere la legalizzazione dell’aborto e la liberazione omosessuale. Da quel momento fu la donna ad avere il diritto di amministrare l’intero processo della maternità e non più lo stato e la chiesa.

Forse, a questa giornata che ancora tutt’oggi festeggiamo, oltre a regalare fasci di mimosa e cioccolatini e, non solo, organizzare feste nei grandi locali, si dovrebbe attribuire un valore  aggiunto per via delle circostanze storiche a essa legate, si potrebbe sostenere maggiormente e simbolicamente la donna mediante una giornata in sua memoria e al contempo a memoria dell’importanza dei suoi diritti e delle sue condizioni di lavoro.

Alessandra Federico

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